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domenica 30 maggio 2010










Qualche giorno prima un passante, per strada, durante una delle attese alla fermata del mio tram, mi aveva chiesto l’ora." Un quarto alle otto ", risposi a voce fioca, infatti, erano quelle le prime parole che pronunciavo dal mio risveglio. Dopo la mia risposta cominciò a fissarmi il polso, con una fastidiosa insistenza. Per un attimo ebbi paura per la mia incolumità, anche se il luogo e l’ora non erano molto indicati per un furto, o per un’aggressione. L’uomo si era fermato lì, di fronte a me, e fissava il mio orologio, come se pretendesse una spiegazione più esaustiva della mia rapida, se pur precisa, risposta. Restai con il dubbio per qualche ora. Forse non era quella la risposta che si aspettava da me.Forse il suo cammino non si era incrociato per caso con il mio.

1 commento:

  1. richiamare dal profondo la sua voce, questo avrebbe fatto nelle prossime ore e per i prossimi giorni
    sentirlo la turbava ma nei momenti di pausa dallo scrivere le era necessario
    guardava l'orologio e pensava che no, lei non lo avrebbe richiamato...meno di due ore e poi non avrebbe più potuto farlo
    la sua vita si sarebbe riappropriata di lei, del suo tempo, delle sue emozioni
    sarebbe rimasta così, ad aspettare una scusa per farlo
    e intanto sarebbero passati i giorni in cui le immagini le sarebbero servite per comunicare, per fargli sentire che lei era lì. Vigile, in attesa...

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